Con l’approvazione da parte della Commissione Europea, attraverso la comfort letter del 7 marzo, prende ufficialmente il via il nuovo regime fiscale dedicato agli Enti del Terzo Settore (ETS), previsto dai decreti legislativi 112 e 117 del 2017. Questa approvazione sancisce la compatibilità delle misure fiscali italiane con il diritto europeo, riconoscendo che non costituiscono aiuti di Stato, poiché rivolte a soggetti che operano in un paradigma economico-sociale, e non meramente commerciale.
Il nuovo assetto fiscale entrerà in vigore dal periodo d’imposta successivo, e rappresenta un punto di svolta per l’intero comparto dell’economia sociale. In particolare:
- Per i grandi enti, si applicherà il doppio test di commercialità e non commercialità (art. 79 del D.Lgs 117/2017).
- Per i piccoli enti, sono previsti regimi forfettari semplificati.
Il cambiamento normativo non è solo tecnico, ma anche culturale e professionale.
Uno degli snodi più importanti è proprio l’articolo 79, che introduce un criterio innovativo per distinguere le attività commerciali da quelle non commerciali: un’attività è considerata non commerciale se chiude in pareggio o con un margine di utile non superiore al 6%. La difficoltà pratica sarà nella corretta imputazione dei costi:
- I costi diretti si basano sul “costo pieno”, che include anche oneri generali, finanziari e tributari.
- I costi indiretti dovranno essere assegnati proporzionalmente alle attività, secondo criteri ancora in via di definizione (ricavi o inerenza funzionale).
Questo scenario impone ai professionisti una nuova responsabilità: monitorare nel tempo il rispetto dei requisiti di non commercialità e prevenire derive che compromettano il regime agevolato.
Altro elemento chiave è l’obbligo del bilancio sociale per taluni ETS e la sempre più diffusa pratica del social reporting, strumenti che vanno oltre la dimensione contabile e raccontano la coerenza, l’impatto e l’identità dell’ente.
La riforma, infine, rafforza anche il ruolo dei commercialisti nella governance interna degli ETS, affidando a revisori e organi di controllo funzioni di garanzia, prevenzione e legalità. Per questo, l’Adc ha attivato nuove collaborazioni formative, come quella con l’Università Pontificia Salesiana, per preparare i professionisti alle sfide della riforma.
In conclusione, l’entrata in vigore del nuovo fisco del Terzo Settore non è solo una questione normativa: è una transizione profonda che ridefinisce ruoli, responsabilità e visione strategica di un comparto sempre più centrale nell’economia sociale del Paese.