Con l’articolo 17 della Legge 203/2024, meglio nota come Collegato lavoro, il legislatore introduce una significativa deroga alla disciplina ordinaria del regime forfettario, aprendo nuovi scenari per i lavoratori impegnati in rapporti di lavoro “misti”, ovvero caratterizzati dalla coesistenza di attività subordinata e libero-professionale.
La deroga alla causa ostativa
Fino ad oggi, una delle principali cause ostative all’accesso al regime forfettario era rappresentata dallo svolgimento di attività in favore di datori di lavoro con cui il contribuente aveva avuto rapporti nei due anni precedenti. Questa regola, introdotta nel 2018, mirava a contrastare le trasformazioni contrattuali motivate esclusivamente da finalità fiscali.
La novità introdotta con la Legge 203/2024 sterilizza questa causa ostativa in presenza di precise condizioni:
- il lavoratore deve essere iscritto a un albo o registro professionale;
- deve svolgere attività libero-professionale nei confronti di un datore di lavoro strutturato, ovvero con più di 250 dipendenti;
- deve essere titolare di un contratto subordinato part-time a tempo indeterminato, con orario compreso tra il 40% e il 50% del tempo pieno previsto dal contratto collettivo applicato.
Un incentivo alla flessibilità
L’intervento normativo mira a incentivare forme contrattuali ibride, favorendo una maggiore flessibilità nel mercato del lavoro. In questo contesto, il lavoratore può beneficiare di una tassazione agevolata — con imposta sostitutiva al 5% nei primi anni e al 15% a regime — sulla parte di reddito derivante dall’attività autonoma, mantenendo nel contempo le tutele tipiche del lavoro dipendente per l’altra porzione del rapporto.
Le criticità del nuovo assetto
Tuttavia, l’estensione del regime forfettario in questi casi solleva alcune perplessità. I lavoratori coinvolti risultano inseriti in contesti organizzativi solidi, godono di protezioni contrattuali e di una relativa stabilità reddituale. In tali condizioni, risulta discutibile l’attribuzione di un vantaggio fiscale concepito originariamente per figure autonome più fragili e prive di strutture organizzative e garanzie di continuità lavorativa.
La questione cruciale non è tanto l’ammissibilità di questi soggetti al regime forfettario, quanto la coerenza dell’intensità del beneficio fiscale con la loro effettiva posizione lavorativa. Il legislatore ha infatti riconosciuto una deroga a favore di lavoratori che, per dimensione aziendale e assetto contrattuale, risultano già in una condizione di vantaggio rispetto alla tipica figura del lavoratore autonomo.
Prospettive future
La misura potrebbe rappresentare un primo passo verso un ripensamento delle categorie contrattuali e delle forme di tassazione ad esse collegate, ma rischia anche di rimanere un’eccezione isolata, senza una vera incidenza sulla riforma strutturale del mercato del lavoro. Sarà dunque fondamentale monitorarne l’efficacia e valutarne l’eventuale estensione o revisione in un’ottica di maggiore equità e sostenibilità.